Uso la mia immagine nelle mie opere dal 2000. Ho iniziato rubando le immagini di personaggi del cinema, come ad esempio quella di Thornhill in Intrigo internazionale di Hitchock, per poi “re-interpretare” i loro ruoli, sostituendo il mio volto al loro con l’aiuto di un green screen e del computer. Nelle fotografie, quello che cerco di fare è creare un discorso psicologico tra personaggi e luoghi, superando gli stereotipi e costruendo nuovi significati. Non uso il Chroma Key o tecniche di collage per manipolare le immagini, ma riprendo la mia immagine e la moltiplico in post-produzione. Dietro ogni fotografia si cela un racconto, che all’improvviso emerge in superficie. La moltiplicazione di me stesso attraverso l’immagine può essere a volte inquietante, o sorprendente, ma il più delle volte ha effetti sottilmente ironici.
Una scala a pioli ci unisce e al tempo stesso ci separa. A seconda della sua posizione e di quanto vogliamo esserne dipendenti. Adoro la “scena della scala” nei film comici di Stanlio e Ollio.