Per questo lavoro sul taccuino ho realizzato un collage fotografico, sovrapponendo in alcune pagine disegni di facce e ritagli di giornale. Per cui, sfogliando le pagine del taccuino, è necessario sollevare l’immagine in superficie per vedere ciò che si nasconde sotto. Incorporati in alcune immagini ci sono anche dei brevi componimenti.
In pratica, ho cominciato a fotografare le tendenze performative quotidiane mie e della mia famiglia, da cui ho selezionato una serie di immagini legate a tematiche specifiche. Utilizzando lo stesso metodo, ho iniziato a raccogliere una pluralità di espressioni capaci di raccontare la bellezza nella sua forma più semplice, anziché utilizzare una sola immagine come di solito avviene nella fotografia. Mi affascinano i piccoli gesti messi in atto sul momento in maniera naturale ma necessaria, senza finzione alcuna.
A volte mi esibisco in performance all’aperto, facendomi fotografare da qualcuno. Questo mi consente di giocare con i movimenti, con la postura e la luce, ma mi dà anche la possibilità di esplorare il rapporto fisico tra il mio corpo come oggetto e lo spazio, sia privato che pubblico.
(Lusaka, Zambia 1971) Vive e lavora tra Lusaka, Zambia e Helsinki, Finlandia
Ho un interesse per l’arte sin da bambino. Dal 1994 al 1997 ho frequentato un corso di scultura al Rockston Studio di Lusaka. Attualmente la mia produzione artistica spazia dalla performance alle installazioni “site-specific”, dalle opere ambientali alla scultura. Sperimento spesso con i materiali che utilizzo, riproponendoli sotto forma di installazione, conversazione, testo scritto e performance. È quello che chiamo “l’infinita indagine del presente”, un processo attraverso il quale elaboro un “linguaggio visivo” capace di esprimere e interpretare il senso di vari contenuti sociali e culturali.
