“Concept Vs Slogan. The Group Show.”
Conductor:Bili Bidjocka
AtWork Milano è stato il primo esperimento che ha tentato di connettere due differenti Workshop in una singola esperienza. La prima parte si è svolta dal 24 al 25 Novembre presso i Frigoriferi Milanesi, in collaborazione con FARE, mentre la seconda dal 29 al 30 Novembre in collaborazione con l’Agenzia Leo Burnett, presso la Galleria Primo Marella a Milano. La collaborazione con Leo Burnett ha inoltre costituito il primo esempio di declinazione del format AtWork nella sfera Corporate. Entrambi i workshop sono stati condotti da un artista di eccellenza, Bili Bidjocka, partner e amico storico di Moleskine Foundation. Un’ alleanza nata per affinità elettive attraverso la sua opera monumentale Ecriture Infinie.
L’ ispirazione di questo doppio appuntamento è stata il Cadavre Exquis: il gioco collettivo surrealista da cui è nata l’idea di una scrittura infinita come mezzo creativo per la produzione di significati, che si fondi più sulla relazione che su una forma di coerenza monovocale. È con questo spirito che i due workshop dal titolo “Concept vs Slogan. The Group Show. Ecriture Infinie/Cadavre Exquis” hanno messo insieme un gruppo formato da 13 giovani talenti creativi provenienti da studi artistici e un gruppo di 10 pubblicitari. Le due esperienze si sono svolte in momenti differenti, ma collegate tra loro.
“Non c’è prigione fuori dalla tua mente”
Carlotta Boattini, partecipante di AtWork Milano
Il primo gruppo ha aperto il gioco, confrontandosi attorno all’idea di concept artistico in opposizione alla comunicazione pubblicitaria. Contrapposizione che ha più valore di contrappunto musicale. Si è iniziata la discussione partendo dalla relazione conflittuale che ad oggi molto spesso si attribuisce a questi due emisferi espressivi, ma lo scopo è stato quello di superare questo stereotipo. Proprio la prospettiva degli opposti, il “Vs”, è ciò su cui più ci si è interrogati. Non si è parlato di approccio giusto o sbagliato, ma solo di modi diversi di fare creatività nel XXI secolo. I diversi background dei partecipanti (artisti, musicisti, architetti, come nel caso del nostro ospite speciale Maurice Pefura) hanno reso il dibattito piuttosto animato e avvincente.
Come risultato della discussione, i partecipanti al primo workshop hanno avviato l’esecuzione della propria opera su un taccuino Moleskine che è stata successivamente completata dai partecipanti al secondo workshop, quello dei pubblicitari di Leo Burnett. Una specie di “messaggio in bottiglia” che il primo gruppo ha inviato al secondo. Nel corso del secondo workshop infatti, il medesimo percorso di discussione è stato proposto anche ai pubblicitari di Leo Burnett, i quali hanno successivamente ricevuto i taccuini iniziati durante il primo workshop per completarli. Il compito non era semplice, eppure in un certo senso non era molto diverso dalla sfida a cui i pubblicitari sono sottoposti quotidianamente: operare sulla base di un input (brief) ricevuto da un cliente. Ma in questo caso senza regole, la libertà di azione era totale. E’ stato interessante vedere proprio come questa assenza di regole abbia modificato il processo di pensiero e il loro approccio creativo.
“Ho pensato di più in questi due giorni che nella mia intera vita”
Charlotte Ashcroft partecipante di AtWork Corporate Milano
https://www.flickr.com/photos/lettera27/albums/72157679021931805
“Volevo fortemente che questa esperienza fosse condotta da un artista. Che ci facesse uscire dagli schemi del quotidiano. Per questo Bili Bidjocka mi è sembrata una scelta “surrealista” perfetta…”
Giorgio Brenna, Presidente di Leo Burnett Italia
Bili Bidjocka è un pittore nato nel 1962 a Douala, in Camerun. Nel 1974 si trasferisce a Parigi, dove studia danza, teatro e frequenta l’Accademia di Belle Arti. L’arte è per lui un enigma. Le risposte fornitegli dai docenti dell’Accademia, le certezze scolpite nella mente degli studenti, si rivelano presto inadeguate. Il confronto con le leggi del mercato, la storia e la sua stessa identità africana lo costringono a guardare al concetto di arte con nuovi occhi. Dopo essersi cimentato con la pittura, si dedica a installazioni e performance. Le sue opere sono come puzzle, rompicapi attraverso cui l’artista continua a interrogarsi sul significato e sul fine ultimo della creazione.
Bili Bidjocka ha partecipato a diverse mostre internazionali, tra cui le Biennali di Johannesburg (1997), L’Avana (1997), Dakar (2000, 2016), Taipei (2004) e Venezia (2007). Le sue opere sono state esposte in numerosi musei e gallerie d’arte: New Museum of Contemporary Art, New York; ARC – Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, Parigi; Palais des Beaux-Arts, Bruxelles; Goodman Gallery, Johannesburg e Città del Capo. Ha inoltre preso parte alle mostre Africa Remix e The Divine Comedy curate da Simon Njami. Ha fondato la piattaforma creativa Matrix Art Project (MAP) a Parigi, Bruxelles e New York. Nel 2017 parteciperà a Documenta, in programma ad Atene e Kassel.
“Dobbiamo uccidere il “VS” tra slogan e concept.”
Bili Bidjocka, Leader di AtWork Corporate Milano
Questa esperienza di condivisione, di messa in discussione di se stessi e delle proprie certezze, di realizzazione di due output in relazione tra loro, è diventata un’opera d’arte di per sé.
I partecipanti dei due gruppi si sono incontrati alla fine del secondo workshop dove hanno potuto conoscere la propria “nemesi” e discutere e criticare insieme il risultato della loro co-creazione.
Ognuno di loro ha dovuto aprirsi ad una nuova idea, che fosse un’addizione o una sottrazione, per lasciare la propria “comfort zone” e accordarsi su un lavoro co-creato. Arte e pubblicità si sono incontrate in un appuntamento al buio per realizzare un unico lavoro e abbattere le barriere che separano i due mondi, arricchendosi e contaminandosi a vicenda.