“Vogliamo ispirare una nuova generazione di pensatori”
Simon Njami
AtWork è un format educativo itinerante, ideato da Moleskine Foundation e Simon Njami, che mira a sbloccare il potenziale creativo dei giovani attraverso il pensiero critico, accrescendo la loro consapevolezza e fiducia in sé stessi e stimolando la loro attitudine al cambiamento.
Contribuisce a costruire una nuova generazione di pensatori creativi.
AtWork è un workshop intensivo di 5 giorni dedicato a 25 partecipanti, condotto da personalità creative internazionali. I partecipanti discutono l’argomento scelto e producono un output creativo finale – mettendosi letteralmente “al lavoro” e personalizzando un taccuino, che diventa la loro risposta alla domanda posta. I temi annuali di AtWork Tour stimolano la discussione collettiva e la riflessione personale su temi quali identità, diversità, cultura e comunità. I taccuini realizzati vengono prima esposti in una mostra collettiva locale e poi nella mostra itinerante internazionale finale. I partecipanti possono scegliere di donare le loro opere alla Moleskine Foundation Collection.
Tutti i partecipanti entrano a far parte della AtWork Community, un gruppo di “pensatori creativi globali” che credono che la creatività possa essere uno strumento per la trasformazione sociale.
AtWork offre un’esperienza di trasformazione personale e si impegna a fornire a giovani (18-27 anni) che altrimenti non avrebbero accesso a un’offerta educativa simile, strumenti ed esperienze educative non convenzionali che aiutano a promuovere il pensiero critico, il fare creativo e l’apprendimento permanente.
Al giorno d’oggi sperimentiamo una crescente consapevolezza che l’informazione di per sé non apporti cambiamenti importanti se non prima trasformata in conoscenza e, in secondo luogo, utilizzata. Significa che il nostro successo come società sarà basato non solo su quanto sappiamo, ma principalmente sulla nostra capacità di pensare e agire in modo creativo. In questo contesto, i giovani delle comunità svantaggiate sono spesso lasciati indietro a causa della mancanza di accesso e di opportunità per sviluppare la necessaria consapevolezza di sé e capacità creative per diventare soggetti attivi nella società e per innescare i cambiamenti sociali necessari sia all’interno delle loro comunità che della società in generale.
La metodologia AtWork è sviluppata in modo univoco e si ispira a molte scuole di pensiero alternative e radicali derivanti dai campi della psicologia, dell’educazione e delle arti. Fa eco alla necessità di una forma alternativa di educazione che metta al centro competenze trasversali come la creatività e l’intelligenza emotiva, al fine di raggiungere la scoperta di sé e diventare un agente di cambiamento sociale. Si inscrive nell’idea che l’educazione stessa sia un atto politico e mira alla scoperta di sé e della propria voce da parte dei partecipanti. Sprigionare il potenziale dei giovani provenienti da comunità svantaggiate potrebbe ispirare conversazioni veramente inclusive, diversificate e globali e guidare una trasformazione sociale radicale.
La visione finale di AtWork è quella di promuovere una trasformazione sociale positiva, vale a dire una società inclusiva di protagonisti attivi che hanno spazi sicuri in cui praticare la creatività e il pensiero critico all’interno delle rispettive comunità, creando soluzioni innovative per la trasformazione sociale.
Gli obiettivi di impatto di AtWork sono sviluppare l’autoconsapevolezza e la capacità di agire in modo indipendente nei giovani e sostenere lo sviluppo di comunità inclusive di giovani capaci di pensare in modo critico e agire per un cambiamento positivo nella loro società.
AtWork è un formato molto flessibile, adattabile ed economico. La durata di una settimana del programma tra il workshop e la preparazione della mostra può facilmente entrare in un programma scolastico o in un altro programma educativo preesistente.
Finora Moleskine Foundation ha implementato 18 capitoli del formato AtWork in collaborazione con organizzazioni culturali locali in 14 paesi in Africa, Europa e Nord America, ispirando più di 500 studenti. Vai qui per vedere tutti i vari capitoli finora implementati.
“Ciò che propone AtWork non è l’insegnamento di inutili teorie astratte, basate su relazioni verticali tra docente e allievo, ma l’idea che la conoscenza è una cosa viva. Non un elemento esterno che viene ad illuminarci, ma un riconoscimento, ossia una presa di coscienza di ciò che, senza saperlo o concettualizzarlo, abbiamo già dentro di noi, nascosto nel nostro animo: vale a dire, ciò di cui abbiamo bisogno per pensare l’universo visibile e invisibile. Non abbiamo niente da insegnare a nessuno: “La luce che permette di incontrare l’altro da sé, me lo fa incontrare come se questo venisse già da me stesso. La luce, la chiarezza: è proprio questo l’intelligibilità; essa fa derivare tutto da me, riduce ogni esperienza ad un dato di reminiscenza. La ragione è sola. E in questo senso, la conoscenza non incontra mai nel mondo qualcosa di autenticamente altro” (Emmanuel Lévinas). Questa luce che ognuno porta dentro di sé chiede solo di poter emergere e il nostro ruolo, supponendo di avere i mezzi intellettuali e umani necessari, è quello di favorire la rivelazione e il fiorire di questa luce […].
Immagino l’esperienza di AtWork come una grande università fuori dalle mura, dove sia possibile assistere al confronto di idee, esperienze e contesti. Il nostro obiettivo non è quello di arrivare a un’uniformazione delle teorie sull’arte e sulla creazione, cosa che è ben lontana dai nostri intenti, ma di creare piuttosto una risonanza che permetta di rendere pertinenti alcuni strumenti anche al di fuori di un contesto specifico. Non parliamo dunque di apprendimento, nel senso accademico e convenzionale del termine, ma piuttosto di conoscenza, di scambio, di scoperte che avvengono sul piano del sensibile e dell’umano, lontano da ogni pretesa di obiettività […].
AtWork intende dare spazio a questo idealismo che attiva il carattere solitario della ragione, aiutando gli altri a pensare il mondo da sé e dentro di sé. Non esiste – l’abbiamo capito da tempo – alcuna obiettività. Esistono soltanto delle volontà di potenza più o meno riconosciute. La fiamma della ragione vacilla. E spetta a noi rianimarla. È l’ambizione del nostro modesto contributo”.
“Non abbiamo niente da insegnare a nessuno […]. Questa luce che ognuno porta dentro di sé chiede solo di poter emergere e il nostro ruolo, supponendo di avere i mezzi intellettuali e umani necessari, è quello di favorire la rivelazione e il fiorire di questa luce”
Simon Njami
Moleskine Foundation è un’organizzazione senza scopo di lucro che persegue una missione di “Creatività per il cambiamento sociale”. Il suo scopo è ispirare, incoraggiare i giovani a trasformare se stessi e le loro comunità attraverso la creatività. Lo fa fornendo strumenti educativi non convenzionali ed esperienze culturali che aiutano a promuovere il pensiero critico, il fare creativo, l’apprendimento permanente e un’ attitudine al cambiamento. La convinzione principale è che la creatività sia la chiave per produrre cambiamenti positivi nella società, ridurre le disuguaglianze e guidare il nostro futuro collettivo.
I giovani delle comunità svantaggiate sono spesso lasciati indietro a causa della mancanza di accesso e di opportunità per sviluppare la necessaria consapevolezza di sé e le capacità creative per diventare attori attivi nella società e per innescare i cambiamenti sociali necessari sia all’interno delle loro comunità che nella società in generale.