Stare in un bosco è come stare in una pinacoteca, tutto quel colore stimola l’immaginazione. Un albero col suo silenzio ci racconta il trascorrere del tempo con la stessa forza di un dipinto. Sta a noi leggerne la storia.
Ogni radice, nervatura del tronco, ramo, foglia sono particolari che diventano metafore, simboli del nostro vivere. Ogni dettaglio ha racconti da narrare come una lancia di Uccello, una stele di Poussin, una schiena di Friedrich. Ogni pianta ha la sua personalità: incanta e stupisce, tranquillizza o inquieta, a seconda della forma, dei colori, della luce che la irradia. Ogni persona si può identificare in un vegetale per atteggiamento, costituzione, ideale; ma nessuno potrà mai essere padrone dell’albero. Potrà solo, a sua volta, voler essere albero.
Un breve itinerario ci conduce ad alcune piante della città. Ognuna di queste impersona una figura che ha interpretato l’immaginario di questi ultimi decenni. Di fronte alle sue foglie chiudiamo gli occhi, respiriamo a pieni polmoni e cerchiamo di assimilarne intensamente il profumo.
(Genova, 1964) Vive e lavora a Berlino, Germania
La pratica artistica di Luca Vitone, iniziata nella seconda metà degli anni 80, si concentra sull’idea di luogo e ci invita a ri-conoscere qualcosa che già conosciamo, sfidando le convenzioni della memoria labile e sbiadita che caratterizza il tempo presente. Il suo lavoro esplora il modo in cui i luoghi si identificano attraverso la produzione culturale: l’arte, la cartografia, la musica, il cibo, l’architettura, le associazioni politiche e le minoranze etniche. Vitone risolve lo scarto tra il senso di perdita di luogo che accompagna il postmoderno e i modi in cui il sentimento di appartenenza nasce dall’intersezione di memoria personale e collettiva, e ricostruisce e inventa percorsi dimenticati che si ricompongono in una sua personale geografia.