Ho preso una pagina a caso dal libro di M.J.M. Hill (c. 1914) “La teoria della proporzione” e l’ho trasposta sulla Moleskine in tre diversi formati. L’obiettivo, in un certo senso, è quello di creare uno spostamento della percezione, una sorta di momento à la “Alice nel Paese delle Meraviglie” in cui l’individuo è risucchiato all’interno delle pagine, attraverso un uso formale ma anche ingannevole del formato. Più in generale, si tratta di un omaggio a Moleskine. Il libro è onnipresente e anche se non lo utilizzo direttamente è di per sé un oggetto capace di attraversare le generazioni, di connettere gli individui a un passato probabilmente più romantico.
(Harare, Zimbabwe 1977) Vive e lavora ad Amsterdam, Olanda
James Beckett si è laureato alla Technikon-Natal di Durban in Sud Africa, frequentando successivamente un corso di specializzazione di due anni alla Rijksakademie di Amsterdam.
Con un trascorso nel campo delle installazioni e del sonoro, Beckett è principalmente un visual artist e in passato ha anche lavorato in teatro. La sua arte si ispira all’evoluzione di alcuni campi della rivoluzione industriale, come ad esempio l’introduzione dei coloranti sintetici da parte dell’azienda tedesca BASF e le implicazioni culturali dei tubi a vuoto per la compagnia olandese Philips. Beckett ha registrato il suo personale “tartan” scozzese, il cui motivo è ispirato agli esperimenti sulla digestione: ‘Beckett-Beaumont’ (#7039). Se non fosse per l’umorismo, il suo lavoro apparirebbe come puro cinismo: è una storia d’amore su un tema di per sé sgradevole che propone una qualche forma di redenzione nel mondo moderno. (cit. JB)